E’ senza dubbio il tecnico più importante che la storia della SS Milazzo ha avuto, non a parole ma a fatti concreti. Sì, perché ciò che Mister Venuto ha scritto sull’albo di quel Milazzo Calcio che ha saputo forgiare e far risorgere dalle ceneri, per poi suo malgrado farlo ritornare nell’anonimato di sempre, parla molto chiaro. Meticoloso, carismatico, talora anche introverso e col “bastone” in mano quando la squadra non rispondeva ai suoi dettami, questo tecnico di spiccate qualità è stato anche pronto a essere l’amico dello spogliatoio quando capiva che i suoi ragazzi avevano fatto di tutto per vincere, giocare bene, correre e avere quel senso di appartenenza necessario per sapere vestire la storica maglia del Milazzo. Un allenatore che avrebbe potuto salire di prestigio in più occasioni, perché, lo ricordiamo, il curriculum di Antonio Venuto parla di un patentino di Prima Categoria ottenuto nell’anno 2011’12 a Coverciano con un punteggio di 97/110 e una interessantissima tesi dal titolo: “Leadership e motivazione: il ruolo dell’allenatore” discussa davanti a una giuria che comprendeva tra gli altri anche mister Luciano Spalletti. Un corso ricco di studiosi compagni dai nomi altisonanti comeRoberto Baggio, Valerio Bertotto, Benny Carbone, BenoitFabiens Cauet, Alessandro Dal Canto, Davide Dionigi, Gianluca Festa, Emanuele Filippini, Devis Mangia, Fabio Pecchia, Lamberto Zauli e Zè Maria, solo per citarne alcuni. Eppure lui, Mister Venuto, si è fatto rispettare dalla commissione d’esami proprio per il suo modo di intendere la letteratura di quel calcio che lo ha appassionato da sempre. Doti intellettive negli studi teorici e grande senso di interpretazione nel trasporto alla praticità sul campo con i suoi giocatori, sono da sempre stati la prerogativa di questo allenatore che, lo ripetiamo, avrebbe potuto fare molto di più ma non l’ha fatto a causa probabilmente del forte legame con la sua terra di Sicilia. Un cordone ombelicale che non ha saputo allentare – non certo recidere –neppure per tentare la scalata alla sua carriera che, ne siamo certi, poteva essere sicuramente più brillante. Secondo noi, per le sue qualità, Mister Venuto non è volutamente salito su quel treno che gli avrebbe cambiato probabilmente il percorso della sua vita da allenatore. Certo, tutto questo non lo sapremo mai, ma conoscendo la dedizione, la capacità, la voglia di essere sempre inclusivo e motivare della propria squadra, sicuramente avrebbe fatto molto di più. Poco, troppo poco hanno rappresentato le esperienze fatte su panchine come il Due Torri, l’Orlandina, la Città di Sant’Agata, Villafranca, Milazzo – dove è stato protagonista di storiche vittorie rossoblù nel Campionato di Eccellenza nel 2008/2009, Serie D nel 2010 mentre nel 2011 raggiunse il terzo posto in Lega Pro. Due anni dopo fu chiamato a dirigere sulla panchina dell’Hinterreggio sempre in Lega Pro cui seguì l’avventura con l’ACR Messina del presidente Sciotto. L’ultimo incarico risulta essere quello del 2020 sulla panchina della Palmese in Serie D. Peccato non avere tentato un percorso più importante in altre panchine del Nord Italia, quando questo valido tecnico era stato contattato anche con progetti interessanti. Oggi lo ritroviamo a Milazzo, in quella sua città adottiva dal punto di vista professionale in cui ritrova amici, tifosi e quello Stadio Marco Salmeri dalle cui mura trasudano tanti bei ricordi, mentre in tutti gli angoli si stagliano momenti bellissimi di gloria e forse anche di un pizzico di rammarico nel ricordo di quei play off falliti contro l’Avellino. Dolce e salato, così com’è il calcio, così com’è la vita. Ma per Antonio Venuto che è stato tanto voluto dal Presidente Frankye Alacqua e all’unisono dal football mamertino, non è un ritorno qualsiasi ma è un ricominciare là dove la favola della sua carriera si apriva a grandi scenari che poi si sono interrotti. Buon lavoro mister Venuto. Anche questa volta sarà un successo. Milazzo ci crede; e lei ancor di più.
Salvino Cavallaro